Appunti flash tratti dall'incontro sul diabete tenuto dal Prof. Coscelli

Parma 13\12\1997

 

La terapia dietetica nel diabete tipo 2 deve sempre essere provata per almeno 2-3 mesi prima di ogni altro approccio.

Nel diabete tipo 1 la terapia insulinica va iniziata al più presto per ottenere la remissione (temporanea-luna di miele) della malattia (le maggiori probabilita’ di successo si hanno se la terapia inizia prima di 7 giorni, dall’inizio dei sintomi, mentre precipitano a zero dopo i 21 giorni).

Nel giovane con sintomi quali poliuria, polidipsia, calo ponderale e glicemia superiore ai 200 mg% è indicato un immediato ricovero.

 

Attività fisica: attenzione nel diabete tipo 1 a regolare lo sforzo con la somministrazione di insulina tramite la misurazione delle glicemie prima e dopo lo sforzo e/o delle chetonuria: rischi di iper come di ipoglicemie.

Se ha appena fatto l’insulina il rischio è che vada in ipoglicemia (il muscolo ha bisogno di insulina per assorbire ed utilizzare il glucosio plasmatico), mentre se ha poca insulina in circolo il metabolismo dei glucidi è regolato dagli ormoni contrainsulari e c’è il rischio di chetosi.

Nel diabete tipo 2 va sempre raccomandata: l'attività preferibile è il camminare (1\2 ora die).

 

Terapia dietetica: tendenza odierna alla dieta normo-iperglicidica ( zuccheri complessi) con i seguenti apporti: glucidi 55-60%, lipidi 30 %, protidi 15%, colesterolo della dieta massimo 300 mg die, fibre indicato un apporto di 20 gr die.

 

Farmaci:

Acarbose riduce l'assorbimento intestinale di zuccheri semplici (saccarosio), causa meteorismo (tanto più intenso quanto maggiore è l'apporto glucidico con la dieta), perchè gli zuccheri semplici arrivano nel digiuno e nell’ileo (dove di solito non arrivano perchè assorbiti prima) e ivi fermentano.

Sulfaniluree : attenzione all'associazione con i sulfamidici (es. BACTRIM) che ne potenziano l'azione. Utile la somministrazione mattino e sera (lo scopo è quello di evitare i picchi glicemici: ricorda che il diabete consiste in un ridotto e ritardato picco insulinico). Iniziare sempre con basse dosi. Meccanismo d’azione: aumentano la secrezione di insulina da parte delle insule pancreatiche.

Esistono in associazione con la fenformina- Suguan -(rischi di acidosi lattica). Da preferire l’associazione con metformina.

Insulina: è stata commercializzata un'insulina (Humalog) che ha un picco immediato (si può somministrare immediatamente prima del pasto e non come le altre insuline 1\2 ora prima) ma dopo 2 ore e mezza non ce ne più in circolo (rischi di picchi iperglicemici).

La sede e la modalità di inoculo influenzano la velocità di assorbimento dell’insulina, che è più rapida se inoculata in regione addominale o se la zona di inoculo viene massaggiata dopo l’iniezione.

Per praticità negli anziani si raccomandano le associazioni precostituite es 30/70, 30 di pronta e 70 di ritardo. Le modalità di somministrazioni prima di colazione e cena derivano da lavori anglosassoni (abituati a un pasto abbondante mattutino) a differenza degli ipoglicemizzanti orali vanno pertanto praticate in relazione all'entità del pasto.

Ricordare sempre che fatti infettivi intercorrenti (influenza, flogosi vie urinarie, piede diabetico) comportano una richiesta insulinica aumentata.

Effetto Somogy: calo della glicemia notturna con picchi iperglicemici mattutini (attenzione a non aumentare le dosi ma verificare le glicemie notturne).

Associazioni di ipoglicemizzanti orali (sulfaniluree+ metformina) la metformina funziona riducendo l'assorbimento degli zuccheri, ha scarso effetto iperlattacidemico, particolarmente indicata nel diabetico in sovrappeso. Comunque negli anziani non conviene mai iniziare con queste associazioni.

Acidosi lattica: è una complicanza della terapia con ipoglicemizzanti orali, soprattutto con la biguanide fenformina, è causa di mortalità nel 50% dei casi. Sintomi: nausea, vomito, dolori addominali (sintomi simili a quelli di un avvelenamento), stato confusionale a progressione rapidissima .

Non ci sono trials clinici (Evidence Base therapy) che documentino l'efficacia della terapia iperbarica nella gangrena diabetica. L'approccio è comunque molto utilizzato a Parma e con buoni risultati.

 

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Appunti sul diabete (tratti dall’incontro di aggiornamento con il Prof. Coscelli 19-12-97)

 

COMPLICANZE

Le complicanze cardiovascolari sono, al giorno d’oggi, la principale causa di morte dei pazienti diabetici. Il diabete, infatti è un acceleratore della comparsa di patologia cardiovascolare. Il diabete è associato ad una maggiore morbidità e mortalità per infarto del miocardio. A questo riguardo occorre sottolineare che mentre la principale causa di mortalità in corso di infarto nei pz non diabetici sono le complicanze "elettriche" (aritmie fatali), nei pz diabetici è il deficit di pompa: ciò a causa di un più precoce "invecchiamento" del tessuto miocardico (ischemia cronica da vasculopatia diabetica).

La via metabolica che porta all’insorgenza delle complicanze, a parte una percentuale di soggetti che vi sembrano disposti per motivi genetici, è quella della glicosilazione delle proteine ed è direttamente correlata alla durata dell’esposizione ad elevati valori glicemici. Cioè migliore è il compenso della malattia diabetica e minore è la probabilità di sviluppare le complicanze).

La glicosilazione delle proteine fino ad un certo punto è reversibile, poi superato il punto di non-ritorno metabolico, anche se il paziente ritorna ad essere ben compensato le complicanze insorgono ugualmente.

 

OCCHIO

          RETINOPATIA: vi sono 2 stadi: r. "background" con poche lesioni tipiche e scarsamente evolutiva e r.proliferativa, in cui vi è la formazione di neovasi ed il pericolo di distacchi retinici ed emorragie sottoretiniche e vitreali. La laserterapia ha una duplice finalità: da un lato distruggendo la periferia della retina si tenta di migliorare la perfusione della parte centrale, dall’altro si cerca di circoscrivere la zona centrale e di proteggerla dall’estensione delle lesioni neovascolari che insorgono in periferia.

          Emorragia vitreale

          Rubeosis iris

          Glaucoma

          Cataratta: nella patogenesi della cataratta è implicata un’altra via metabolica, quella dei polioli. La presenza di iperglicemia attiva questa via in cui il glucosio viene trasformato in fruttosio e sorbitolo. Anche nella genesi della neuropatia è coinvolta tale via metabolica.

          Paralisi dei nervi oculomotori: generalmente vanno incontro a recupero spontaneo.

Il fundus oculi va sempre esaminato in MIDRIASI; importante è l’esperienza dell’oculista che esamina il paziente. Se negativo si può ripetere dopo 1 anno; la fluorangiografia nei diabetici di tipo 1 è inutile farla entro i primi 5 anni dalla diagnosi e va invece sempre eseguita prima della laserterapia.

 

RENE

          Glomerulosclerosi (s. di Kimmestiel-Wilson negli stadi più avanzati)

          Pielonefrite cronica

          Necrosi papillare

:La nefropatia diabetica può essere classificata in stadi: lo stadio 1 è caratterizzato da iperfiltrazione ed è presente già alla diagnosi (è l’iperglicemia che induce tale fenomeno a livello dei glomeruli); lo stadio 2 compare dopo 10 anni e sono evidenti lesioni glomerulari. Lo stadio 3 detto anche della nefropatia incipiente si ha tra i 10 e i 20 anni di malattia diabetica (non compensata ovviamente): in questo stadio compare la microalbuminuria (valori compresi tra 30 e 300 mg/24 ore). Lo stadio 4 si raggiunge dopo 20 anni di malattia ed è caratterizzato da ipertensione e proteinuria. Lo stadio 5 è quello della insuffi- cienza renale cronica e della dialisi.

A riguardo della microalbuminuria va ricordato che non è molto attendibile se il dosaggio viene eseguito sulle urine fresche del mattino. La misurazione più corretta sarebbe sull’urina delle 24 ore, ma poiché è difficile da eseguire ambulatoriamente si ritiene accettabile la determinazione sulle urine "over-night", cioè sulle urine prodotte durante la notte (il soggetto indica l’ora dell’ultima minzione serale e poi tutte le urine della notte le raccoglie in unico contenitore). Il dato va confermato 3 volte in 3 raccolte eseguite nell’arco di 6 mesi.

CUTE

          Stiff-hand: s. del tunnel carpale, dito a scatto, m. di Dupuytren.

          Necrobiosi lipoidica diabeticorum

          Lipodistrofia: diminuita da quando non si usa più la gomma nel tappo della fiala di insulina (i microfrustoli di gomma aspirati ed inoculati sottocute erano causa di microgranulomi da corpo estraneo).

          Maggior incidenza di micosi ed infezioni cutanee


APPARATO CARDIOVASCOLARE

          Cardiomiopatia

          Malattia ischemica cardiaca: infarto del miocardio, ischemia silente.

          Turbe del ritmo: tachicardia a riposo, scomparsa dell’aritmia respiratoria

          Ipotensione ortostatica: v. neuropatia autonomica

          Arresto cardio-respiratorio

 

NEUROPATIA

          Somatica (sensitivo-motoria): colpisce oltre 1/3 dei pazienti diabetici. Più il nervo è lungo e più soffre. Le estremità inferiori vengono dunque interessate prima di quelle superiori e possono sviluppare una neuropatia periferica simmetrica, una artropatia neuropatica (Charcot) e un’ulcera neuropatica. Nella genesi del piede diabetico è molto importante la componente neuropatica, perchè alterando la sensibilità modifica l’appoggio plantare e interferisce con la percezione degli stimoli nocicettivi.

Viscerale (autonomica): può interessare i nervi cranici (iporeflessia pupillare), il tratto gastroenterico (rallentato tempo di svuotamento gastrico da atonia esofago-gastrica, diarrea diabetica, s. da malassorbimento e enteropatia diabetica da interessamento del tenue), il tratto genitourinario (vescica neurogena, ejaculazione retrograda - verificabile dalla presenza di sperma nel sedimento urinario-, impotenza), il sistema di termoregolazione (anidrosi, inversione del gradiente termico alle estremità), il gusto (possono essere presenti alterazioni gustative) e le ghiandole sudoripare (caratteristica in questo caso la comparsa di sudorazione asimmetrica durante il pasto).

Diagnosi: Uno studio eseguito per valutare la validità o meno della diagnosi di neuropatia eseguita da diabetologo (o dal MMG) ha dimostrato che la valutazione di 4 parametri clinici (DNI-2) ha una buona correlazione (82% di veri positivi) con la valutazione compiuta dal neurologo (l’elettromiografia, dunque, non serve tanto per porre diagnosi di neuropatia, quanto per il follow-up). I 4 parametri sono:

1. Ispezione del piede 2. Presenza di ulcere 3. Riflesso achilleo 4. Sensibilità vibratoria (diapason).

Il diapason dà solo una valutazione qualitativa; esiste anche uno strumento, il biotensiometro, in grado di fornire una valutazione quantitativa della sensibilità vibratoria.

L’EMG non serve per lo screening, ma per la conferma della diagnosi: valuta la velocità della conduzione nervosa (normale = 50 m/s), che è correlata al danno mielinico e l’ampiezza del potenziale d’azione, che è correlato invece al numero di fasci nervosi interessati.

Per quanto riguarda la terapia, falliti gli inibitori dlel’aldoso-reduttasi, buone promesse sembrano venire dall’impiego del fattore di crescita nervoso (NGF). Inutili i polivitaminci.

 

PIEDE DIABETICO

Vi è una doppia componente: vasculopatia + neuropatia: vanno peggio i pazienti in cui prevale la componente neuropatica. Importante è l’ispezione del piede: ipercheratosi, fissurazioni, micosi, ulcerazioni, ipo-ipertermia, polsi. Da ricordare che l’unghia va tagliata diritta e con forbici a punta smussa. Utili Rx piedi e podogramma (per valutare eventuali appoggi non corretti).

 

DISTURBO ERETTILE

Incidenza tripla rispetto alla popolazione generale (35% vs 12%): ne soffre il 50% dei diabetici oltre i 60 aa. Utile l’alprostadil (a volte non funziona perchè i corpo cavernosi non sono estensibili).

A cura di Paolo Schianchi ed Emilio Sani

(del "Club del Giovedì " di Collecchio-Sala Baganza-Felino)

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